Positivo via libera Ue a semina nuove superfici, ma dare certezze agli agricoltori essenziale se si chiedono investimenti importanti per recuperare i terreniRoma, 24 marzo 2022 Contratti di filiera nazionali blindati su grano, mais, soia, foraggere e girasole per dare certezze agli agricoltori a cui si chiedono investimenti importanti, in questo periodo di forte instabilit e costi aziendali esorbitanti, per recuperare maggiori superfici coltivabili e aumentare le produzioni nazionali di prodotti agricoli. questa la ricetta di CAI Consorzi Agrari dItalia, alla luce del via libera Ue alla semina di nuove superfici, per aumentare la produzione agricola nazionale e, di conseguenza, evitare che le ripercussioni della guerra in Ucraina possano creare al nostro Paese, nel lungo periodo, problemi su scorte e approvvigionamenti che certamente andrebbero ad influire sui costi dei prodotti finali alle famiglie italiane. Il vero problema, in questo momento, ricorda Consorzi Agrari dItalia, quello relativo alle concimazioni, fondamentali per ottenere quantit e qualit dei prodotti, allinizio delle semine primaverili. AllItalia manca il 40% del fabbisogno di fertilizzanti a causa del caro energia, del blocco dellexport di alcuni Paesi produttori e dei prezzi alle stelle dei prodotti dovuto anche alla guerra. I tecnici di Consorzi Agrari dItalia, che quotidianamente lavorano accanto a oltre 80mila aziende agricole in tutto il Paese, consigliano di utilizzare prodotti a cessione controllata dellazoto per ottenere un risparmio del 25% circa sui costi standard di concimazione, o di impiegare sistemi di agricoltura di precisione che permettono di massimizzare gli interventi e risparmiare il 20% sul dosaggio di prodotti tradizionali. Sul fronte prezzi dei prodotti agricoli, ad un mese dallinizio della guerra in Ucraina, ricorda Consorzi Agrari dItalia in base alle rilevazioni della Borsa Merci di Bologna, il grano tenero ha subito una impennata del 32,9%, il mais del 41%, sorgo e orzo del 39,8%, la soia del 11,3%, mentre il grano duro cresciuto solo del 2%. LItalia importa il 64% del grano tenero per il pane e i biscotti, il 44% di grano duro necessario per la pasta, il 47% di mais e il 73% della soia, questi ultimi due prodotti fondamentali soprattutto per lalimentazione animale. In base ai dati Istat 2020, sottolinea CAI, le maggiori importazioni per il grano tenero si registrano da Ungheria (30%) e Francia (20% circa), con Russia e Ucraina che incidono per il 5%. Per il grano duro lItalia importa il 50% del prodotto dal Canada, il 21% dagli Stati Uniti e il 7% dalla Grecia, irrisorie le percentuali dai Paesi in guerra. Diverso il discorso per il mais con lUcraina che incide sul 13% delle nostre importazioni, al pari di Slovenia e Croazia, distante dal 32% dellUngheria, mentre su farina e olio di girasole la percentuale di dipendenza dai Paesi in guerra si attesta intorno al 50%. Con gli alti costi di produzione necessario garantire agli agricoltori la giusta remunerazione, per questo sono fondamentali i contratti di filiera ed quindi necessario che ognuno faccia la propria parte, a partire dallindustria spiega Gianluca Lelli, amministratore delegato di Consorzi Agrari dItalia -. Ridurre le percentuali di importazione significa anche riconoscere il giusto prezzo al prodotto italiano ed evitare che nel futuro, quando la situazione torner stabile, si possa rischiare di lasciare indietro le aziende agricole.